lunedì 22 marzo 2010

Il sogno del torace aperto e del cuore

Ho sognato che mi aprivo la gabbia toracica, come se fosse un armadietto a due ante. Con entrambe le mani afferravo il costato e mi aprivo, sentendo, senza dolore, la carne che lentamente si lacerava.
Guardavo dentro di me, e mi stupiva la trasparenza dei miei polmoni, ma quando alzavo lo sguardo per vedere il cuore, non lo trovavo. Non avevo il cuore! Com'era possibile?
Guardando meglio, mi accorgevo che era scivolato, ed era finito nel seno sinistro, staccato dal corpo.
Cercavo di rimetterlo al suo posto, però era molto difficile, avendo io già entrambe le mani occupate nel sorreggere le due parti del costato aperto, ed inoltre iniziavo a provare dolore. Alla fine ci riuscivo, ma malamente, e richiudendomi la gabbia toracica come fosse un accappatoio mi allontanavo, stringendomi nelle spalle. Dovevo andare a cercare soccorso.

Formicolìo

E' sempre abbastanza banale dire di aver fatto un sogno strano, dal momento che i sogni sono per loro natura surreali. Questa notte però ho avuto un'esperienza onirica alquanto particolare. Non riuscivo ad addormentarmi e quando finalmente il sonno ha iniziato a impossessarsi di me la luce già filtrava dalla finestra. Ero in una stanza che non riconoscevo, c'era solo un tavolo al centro e io stavo parlando con due amici. Non ricordo esattamente cosa stessi dicendo, ma era qualcosa di divertente e alla fine del discorso nomino un nostro amico comune. Ridiamo tutti, ma subito dopo la mia amica ci annuncia che probabilmente quel ragazzo di cui parlavo si è suicidato.
Un senso di vuoto e nausea mi avvolge, mi fischiano le orecchie e poi un tonfo: sono caduta a terra e un formicolio mi assale la testa e realizzo che sto svenendo.
Il formicolio non si placa e sento un altro tonfo che io attribuisco allo svenimento dell'altro amico che era con noi, i suoni si fanno sempre più ovattati ma mi pare di distinguere dei singhiozzi convulsi. Sono immobile con la faccia sul pavimento ma non voglio cedere, vorrei chiedere spiegazioni dal momento che la mia amica non sembrava convinta di quello che diceva, ma mi trattiene la paura di scoprire una verità dalla quale non si può tornare indietro. Il formicolio aumenta, sto per perdere completamente i sensi, ma finalmente un lampo attraversa la mia mente: è solo un sogno, è solo un sogno, è solo un sogno!
Ricordo di aver avuto bisogno di ripetermelo più volte per convincermi a girare la testa di scatto e alzarla dal pavimento che in un istante è tornato ad essere il cuscino. Spalanco gli occhi sulla mia stanza, sento il mio cuore rimbalzarmi nel petto e il formicolio, ancora presente, che piano piano abbandona la mia testa. Rimango col dubbio di aver colto il momento esatto in cui, credendo di svenire, stavo finalmente per cedere al sonno e non capisco proprio perchè la mia testa abbia dovuto creare questa orribile vicenda per strapparmi ad esso e riportarmi allo stato cosciente. O forse avevo solo bisogno di cambiare posizione, come capita con qualsiasi altra parte del corpo.

(firmato: NancyWasAlone)

Il sogno dell'Indiano

Ho sognato che io insieme ad altre persone (nessuno dei quali ho riconosciuto) arrivavamo in riva a un piccolo lago dalle acque argentate. Tutt'intorno c'era la nebbia, ma la luce era comunque intensa e la superficie del lago aveva un forte riflesso. Io mi toglievo scarpe e calze, mi sedevo e immergevo i piedi nell'acqua.
Faceva freddo, e anche l'acqua era piuttosto fredda ma a me piaceva quella sensazione sui piedi.
Dalla nebbia arrivava un nativo americano al galoppo, molto bello, su un cavallo bianco a macchie nere.
Si fermava presso di noi e ci chiedeva se l'avevamo già visto passare di lì. Io gli rispondevo di no, che eravamo appena arrivati e stavamo cercando il Pozzo.
Lui allora mi guardava, e io riconoscevo il suo sguardo, era uno sguardo familiare.. I suoi occhi sorridevano. Poi si sporgeva dal cavallo, mi prendeva da sotto le ascelle e mi metteva a sedere sul cavallo, davanti a sé. E ripartivamo, senza una parola.
Il paesaggio cambiava: ora ci trovavamo in una prateria, immensa e con l'erba verdissima, lanciati al galoppo sotto al sole, e io sentivo l'aria tiepida contro il mio viso e fra i capelli, ed era una sensazione di libertà e di gioia bellissime.
In mezzo alla prateria c'erano i resti di una piccola chiesa antica, di pietra grigia, senza tetto.
Entravamo nel recinto di resti, e lì in mezzo c'era il Pozzo: anch'esso di pietra grigia, medievale, con un secchio appeso alla carrucola e del muschio verde scuro che cresceva negli spazi fra le pietre. Ci avvicinavamo e l'Indiano mi sollevava e mi metteva a sedere sul bordo del Pozzo, scendeva da cavallo, veniva fra le mie gambe ed iniziavamo a fare l'amore. Io provavo un grande piacere ma mi sentivo anche a disagio. Sentivo il contatto della pietra fredda sotto le mie cosce, e della pelle ruvida e calda di lui contro l'inguine.
Ad un tratto, l'Indiano mi spingeva, facendomi cadere nel Pozzo, ed io iniziavo una lunghissima caduta di spalle, mentre vedevo il volto dell'uomo e la luce farsi sempre più lontani.
Il sogno finisce con un tonfo: la porta della stanza del mio coinquilino che sbatte.

domenica 21 marzo 2010

Il sogno della maga e dell'orrore delle suore

Ho sognato che ero a casa mia ma nessuno poteva vedermi. Anzi no, diciamo che la maggior parte delle persone non poteva vedermi ma la maga sì. Lei era stupenda, mi ricordava mia mamma ma aveva l'aspetto di Whoopi Goldberg, non so perchè, forse perchè qualcuno una volta mi aveva detto che l'infermiera del film Ragazze interrotte gli ricordava mia madre. Entravo nella mia cucina e guardavo fuori dalla finestra: il cielo era cupo e un sacco di oggetti volavano impazziti veloci e disordinati intorno a casa per l'effetto di un orribile incantesimo che la maga doveva rompere. Ma per romperlo aveva bisogno di sapere quel grande segreto,che solo le suore conoscevano ma lo custodivano nel lato più profondo dell'anima. Cercai di parlare con qualcuno ma nessuno mi vedeva, solo Whoopi mi disse di guardare dentro i cassetti della cucina perchè avrei trovato qualcosa di magico..... Sapevo che lo diceva per distrarmi perchè erano arrivate le suore e lei voleva parlare con loro. Erano nella stanza accanto,al buio,nessuno sapeva perchè ma da quel giorno di anni prima non riuscivano più a stare alla luce,non volevano più guardarsi o essere guardate.. La maga entrò nella stanza e io la seguii silenziosamente, accese una candela e con calma cominciò a parlare con loro. Quando alla fine gli chiese cosa fosse successo quel giorno, qual era il grande segreto che nascondevano e loro cominciarono a urlare, a piangere, a singhiozzare e vomitare, nessuna di loro voleva parlarne, solo al pensiero l'orrore e l'angoscia le assaliva. Ma poi una di loro iniziò a parlare, sentii un coro gregoriano e...mi svegliai.
E' un sogno di molti anni fa ma ancora adesso ogni tanto ci penso e penso all'ansia con cui mi sono risvegliata la mattina dopo e ai volti terrorizzati di quelle povere suore.

(firmato: Astolfo sulla Luna)

21 marzo_ Sangue per la Regina

Ho sognato che mi trovavo in un luogo oscuro, strano, con molta gente. Qualcosa non andava per il verso giusto, era una società fittizia.

Io facevo finta di essere un automa-umano e andavo in giro, per scoprire non si sa che cosa... Un automa-umano mi guarda, mi riconosce...sa che sono umana totalmente. Ma gli piaccio stranamente... mi dice camminando:”Non sai perché c’è tutto questo sangue?” …in effetti a terra c’erano molte gocce di sangue. Era il sangue degli umani che una donna toglieva con delle pratiche oscure in un certo luogo. Andiamo lì, perché io possa prenderne coscienza..Lui mi presenta la Regina (un essere femminile potente..una Dea forse), io devo rimanere impassibile per sembrare un automa. Non credo di riuscirci bene, perlomeno non quanto un’amica al mio fianco che terrorizzata sembra davvero un automa. Guardo intensamente gli occhi azzurri del mio automa amico, in cerca di aiuto, mi sembra che mi sorrida. La regina mi guarda indispettita. Ordina qualcosa, mi ha sgamato. Il mio amico mi tocca il collo, mi mette una pomata. “Cosa stai facendo?!” Tranquilla...e poi succede qualcosa. Probabilmente mi tolgono il sangue. Ma sto ancora bene. Mi allontano e cerco ancora di nascondermi come automa...esco un po’ dal circuito centrale di questa città oscura... e vedo uomini tigri e strani esseri. Mentre li guardo nascosta arriva un uomo della ‘regina’. Mi attacca, è violento forse vuole usare il mio corpo. Reagisco infuriata... In qualche modo mi ritrovo a spaccargli il suo cranio con una pietra. Mi si abbassa la furia. Anche se mi arrabbio con le tigri amiche che non mi hanno aiutata. E che stanno lì a guardare stupite della mia forza…

(firmato: Dakini)

sabato 20 marzo 2010

Il sogno dell'albero

La chiave porta il numero 6.
Basta penzolare, la ruota gira,
ha girato, la luna m'aspetta
e io non sono cattiva, non sono pazza,
sono un eremita ritto
sulla fine di un ciclo.

Quello che porta la chiave
sembra un 11 capovolto.
Ma è un 6.

Il sogno della casa e delle forchette

Ho sognato una casa, una villa a tre piani, grigia e col tetto di mattoni, una di quelle case che si vedono in campagna dalle parti dove sono cresciuta, circondate quando fa freddo da campi marroni dove qua e là spunta sparuto un albero senza foglie, tristissimo.
Era notte, o quasi l'alba, era scuro, ma si riusciva a vedere intorno.
Entravo nella casa e al piano terra, in un salone vuoto col camino acceso, incontravo mia madre, che mi dava una forchetta. Senza parole.
Salivo al primo piano, per una scalinata bianca e dritta, in muratura e senza corrimano.
Al primo piano incontravo mia nonna, la madre di mia madre, e anche lei mi dava una forchetta, senza aprire bocca.
Salivo allora al secondo piano dove incontravo mia zia che mi dava una scatoletta di plastica con dentro del filo interdentale.
In quella stanza c'era una finestra e io da quella mi buttavo con un salto, direttamente giù, sulla terra del giardino, senza farmi male. Lì sotto, decidevo di seppellire le forchette, non so perché, non so se le seppellivo come fossero semi o come cadaveri o come un tesoro.
Il filo interdentale invece, decidevo di non seppellirlo perché sapevo avrebbe inquinato, "perché non è biodegradabile" pensavo nel sogno.
Mi rialzavo dopo aver coperto la buca delle forchette, mi infilavo il filo interdentale in tasca e me ne andavo.

venerdì 19 marzo 2010

Il sogno della testa e degli uccelli

Stanotte ho sognato la mia testa, enorme, staccata dal corpo, sullo sfondo del cielo.
E dalla fronte uscivano dei grandi uccelli neri, prima uno per volta, poi anche a due o a tre, sempre di più, e volavano via.
E la mia testa diventava sempre più leggera, più leggera..

giovedì 18 marzo 2010

Il sogno della gamba

Ho sognato che mi mancava una gamba. Forse perché mi ero addormentata con una gamba impigliata nei pantaloni del pigiama, e nel sonno mi dava fastidio..non so.
Nel sogno sono nuda, completamente sola su un'enorme nave di legno , spoglia e senza vele, in mare aperto, sotto un cielo terso e luminosissimo.
Sono preoccupata per il fatto di non avere più la gamba destra, e non riesco a capire come sia possibile.
E d'un tratto dalle acque di fronte alla nave emerge prima la schiena e poi anche il muso di una balena, bianca luccicante per il riflesso del sole sul dorso bagnato. La balena mi parla, mi dice: "Anche la madre di dio aveva una sola gamba." E poi torna ad immergersi.
Il tempo cambia repentinamente, e il cielo si riempie di nuvole nere. Iniziano a piovere gambe, e a cadermi addosso o intorno a me, sulla nave. Sento il contatto della pelle fredda di quelle che mi colpiscono, ed è una sensazione strana, ripugnante. Mi metto alla disperata ricerca della mia gamba. Devo trovarla, non so dove ho sentito che una parte del corpo staccata si può riattacare entro sei ore dall'incidente, passate le sei ore, non si può più fare nulla, il corpo rigetterebbe l'arto. E so, non so come, ma so, che non sono ancora passate sei ora da quando hanno amputato la mia.
Cerco affannosamente la gamba, in mezzo a tutto quel cadere di pezzi umani. La nave si sta riempiendo a vista d'occhio di mucchi di gambe, tutte gambe di donna.
Finalmente trovo una gamba che sembra essere la mia! Sì, sì, è proprio la mia, devo cercare di riattaccarmela... Ma ora che torno a guardarla, m'accorgo che quella che ho in mano ha la pelle troppo, troppo scura, e non può essere la mia gamba! No, questa non è decisamente più la mia gamba.
Disperata, ma comunque tranquilla, senza agitarmi, fredda, mi butto in mare e tento di inghiottire più acqua possibile, per cercare di annegarmi.
Il sogno finisce.

Presentazione

Salve a tutti!
Questo blog è un spazio aperto a tutti per raccontare sogni, veri o inventati che siano.
Vorrei che diventasse un diario a più voci, con annotati sogni di ogni tipo, una sorta di promemoria collettivo dell'inconscio, reale o fittizio che sia...ed in fondo del reale c'è sempre in tutto.
Perciò... sbizzarritevi!
I sogni potete mandarmeli via mail (giorgia.rosssi@hotmail.it) e io li pubblicherò, col vostro nome o pseudonimo.
Oppure potete aggiungerli nei commenti.